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      I soldati fiorentini attesono alla preda; la quale fu, di prigioni, di arnesi e di cavagli, grandissima, perché con Niccolò non rifuggirono salvi mille cavalli. I Borghigiani, i quali avevono seguitato Niccolò per predare, di predatori divennono preda, e furono presi tutti e taglieggiati; le insegne e i carriaggi furono tolti. E fu la vittoria molto più utile per la Toscana, che dannosa per il Duca; perché, se i Fiorentini perdevono la giornata, la Toscana era sua; e perdendo quello, non perdé altro che le armi e i cavagli del suo esercito; i quali con non molti danari si poterono recuperare. Né furono mai tempi che la guerra che si faceva ne' paesi d'altri fusse meno pericolosa per chi la faceva, che in quelli. E in tanta rotta e in sì lunga zuffa, che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì altri che uno uomo; il quale, non di ferite o d'altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto espirò: con tanta securtà allora gli uomini combattevano, perché, sendo tutti a cavallo, e coperti d'arme, e securi dalla morte qualunque volta e' si arrendevano, non ci era cagione perché dovessero morire, defendendogli nel combattere le armi, e quando e' non potevono più combattere, lo arrendersi.
     
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      È questa zuffa, per le cose seguite combattendo e poi, esemplo grande della infelicità di queste guerre; perché, vinti i nimici e ridutto Niccolò nel Borgo, i commissari volevono seguirlo e in quel luogo assediarlo per avere la vittoria intera; ma da alcuno condottiere o soldato non furono voluti ubbidire, dicendo volere riporre la preda e medicare i feriti.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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