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      Il Conte, avuto questo avviso, partì subito da Vinegia, e arrivato a Brescia trovò Niccolò, fatto quelli danni, essersi ritornato alle stanze; donde che al Conte non parve, poi che trovò la guerra spenta, di raccenderla; ma volle, poi che il tempo e il nimico gli davano commodità a riordinarsi, usarla, per potere poi, con il nuovo tempo, vendicarsi delle vecchie offese. Fece adunque che i Viniziani richiamassero le genti che in Toscana servivono a' Fiorentini, e in luogo di Gattamelata morto, volle che Micheletto Attendulo conducessero.
     
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      Venuta adunque la primavera, Niccolò Piccino fu il primo a uscire in campagna; e campeggiò Cignano, castello lontano da Brescia dodici miglia; al soccorso del quale venne il Conte; e tra l'uno e l'altro di quelli capitani, secondo la loro consuetudine, si maneggiava la guerra. E dubitando, il Conte, di Bergamo, andò a campo a Martiningo, castello posto in luogo da potere facilmente, espugnato quello, soccorrere Bergamo; la qual città da Niccolò era gravemente offesa; e perché egli aveva preveduto non potere esser impedito dal nimico se non per la via di Martiningo, aveva quel castello di ogni difesa fornito; tal che al Conte fu necessario andare a quella espugnazione con tutte le forze. Donde che Niccolò, con tutto lo esercito suo, si pose in luogo che gli impediva le vettovaglie al Conte, e con tagliate e bastioni in modo si era affortificato, che il Conte nol poteva, se non con suo manifesto pericolo, assalire; e ridussesi la cosa in termine che lo assediatore era in maggiore pericolo che quelli di Martiningo, che erano assediati.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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