8
Fermo così e ripreso lo stato, si volsono alle cose di fuora. Era Niccolò Piccino, come di sopra dicemmo, stato abbandonato da il re Alfonso, e il Conte, per lo aiuto che da' Fiorentini aveva avuto, era diventato potente; donde che quello assalì Niccolò presso a Fermo, e quello ruppe di modo che Niccolò, privato quasi di tutte le sue genti, con pochi si rifuggì in Montecchio; dove si fortificò e difese tanto che in breve tempo tutte le sue genti gli tornorono apresso, e in tanto numero che potette facilmente difendersi dal Conte sendo massimamente di già venuto il verno, per il quale furono quelli capitani constretti mandare le loro genti alle stanze. Niccolò attese tutta la vernata ad ingrossare lo esercito, e da il Papa e da il re Alfonso fu aiutato, tanto che, venuta la primavera, si ridussono quelli capitani alla campagna; dove, essendo Niccolò superiore, era condotto il Conte in estrema necessità; e sarebbe stato vinto, se da il Duca non fussino stati a Niccolò i suoi disegni rotti. Mandò Filippo a pregare quello che subito andassi a lui, perché gli aveva a parlare di bocca di cose importantissime. Donde che Niccolò, cupido di intenderle, abbandonò per uno incerto bene una certa vittoria; e lasciato Francesco suo figliuolo capo dello esercito, se ne andò a Milano. Il che sentendo il Conte, non volse perdere la occasione del combattere mentre che Niccolò era assente e venuto alla zuffa propinquo al castello di Monte Loro, ruppe le genti di Niccolò, e Francesco prese Niccolò, arrivato a Milano, e vedutosi aggirato da Filippo, e intesa la rotta e la presa del figliuolo, per dolore morì. l'anno 1445, di età di sessantaquattro anni; stato più virtuoso che felice capitano.
| |
Niccolò Piccino Alfonso Conte Fiorentini Niccolò Fermo Niccolò Montecchio Conte Papa Alfonso Niccolò Conte Duca Niccolò Filippo Niccolò Francesco Milano Conte Niccolò Monte Loro Niccolò Francesco Niccolò Milano Filippo
|