Era già condotto il Re con il suo esercito sopra il Sanese, e faceva ogni suo sforzo per tirare quella città a' suoi voleri: non di meno stierono quelli cittadini nella amicizia de' Fiorentini fermi, e non riceverono il Re in Siena, né in alcuna loro terra: provedevanlo bene di viveri, di che gli scusava la impotenza loro e la gagliardia del nimico. Non parve al Re entrare per la via del Valdarno, come prima aveva disegnato, sì per avere riperduta Cennina, sì perché di già i Fiorentini erano in qualche parte forniti di gente; e si inviò verso Volterra, e molte castella nel Volterrano occupò. Di quindi n'andò in quello di Pisa; e per li favori che gli feciono Arrigo e Fazio de' conti della Gherardesca, prese alcune castella, e da quelle assalì Campiglia; la quale non possé espugnare, perché fu da' Fiorentini e dal verno difesa. Onde che il Re lasciò, nelle terre prese, guardie da difenderle e da potere scorrere il paese, e con il restante dello esercito si ritirò alle stanze in nel paese di Siena. I Fiorentini intanto, aiutati dalla stagione, con ogni studio si providdono di gente, capi delle quali erano Federigo signore di Urbino e Gismondo Malatesti da Rimino; e benché fra questi fusse discordia, non di meno, per la prudenza, di Neri di Gino e di Bernardetto de Medici commissari, si mantennono in modo uniti che si uscì a campo sendo ancora il verno grande, e si ripresono le terre perdute nel Pisano e le Ripomerancie nel Volterrano; e i soldati del Re, che prima scorrevono le maremme, si frenorono di sorte che con fatica potevono le terre loro date a guardia mantenere.
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