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      Ma venuta la primavera, i commissari feciono alto, con tutte le loro genti, allo Spedaletto, in numero di cinquemila cavalli e due mila fanti; e il Re ne venne con le sue, in numero di quindicimila, propinquo a tre miglia a Campiglia. E quando si stimava tornassi a campeggiare quella terra, si gittò a Piombino, sperando di averlo facilmente, per essere quella terra male provvista, e per giudicare quello acquisto a sé utilissimo e ai Fiorentini pernizioso; per ché da quel luogo poteva consumare con una lunga guerra i Fiorentini, potendo provederlo per mare, e tutto il paese di Pisa perturbare. Per ciò dispiacque a Fiorentini questo assalto; e consigliatisi quello fusse da fare, giudicorono che, se si poteva stare con lo esercito nelle macchie di Campiglia, che il Re sarebbe forzato partirsi o rotto o vituperato. E per questo armarono quattro galeazze avevono a Livorno, e con quelle messono trecento fanti in Piombino, e posonsi alle Caldane, luogo dove con difficultà potevono essere assaliti, perché alloggiare alle macchie, nel piano, lo giudica vano pericoloso.
     
     
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      Aveva lo esercito fiorentino le vettovaglie dalle terre circunstante, le quali, per essere rade e poco abitate, lo prevedevono con difficultà; tale che lo esercito ne pativa, e massimamente mancava di vino, perché, non vi se ne ricogliendo e d'altronde non ne potendo avere non era possibile che se ne avesse per ciascuno. Ma il Re, ancora che dalle genti fiorentine fusse tenuto stretto, abbondava, da strame in fuora, d'ogni cosa, perché era per mare di tutto proveduto.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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