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      Deliberorono per tanto che il loro esercito andassi allo acquisto di Caravaggio, sperando che Lodi si arrendesse qualunque volta quel castello fusse tratto delle mani del nimico. Il Conte ubbidì a' Milanesi, ancora che l'animo suo fussi passare l'Adda e assalire il Bresciano. Posto dunque lo assedio a Caravaggio, con fossi e altri ripari si affortificò, acciò che, se i Viniziani volessero levarlo da campo, con loro disavvantaggio lo avessero ad assalire. I Viniziani dall'altra parte vennono con il loro esercito, sotto Micheletto loro capitano, propinqui a duoi tiri d'arco al campo del Conte; dove più giorni dimororono, e feciono molte zuffe. Non di meno il Conte seguiva di strignere il castello, e lo aveva condotto in termine che conveniva si arrendesse, la quale cosa dispiaceva ad i Viniziani, parendo loro, con la perdita di quello, avere perduta la impresa. Fu per tanto intra i loro capitani grandissima disputa del modo del soccorrerlo; né si vedeva altra via che andare dentro ai suoi ripari a trovare il nimico; dove era disavvantaggio grandissimo; ma tanto stimorono la perdita di quel castello che il Senato veneto, naturalmente timido e discosto da qualunque partito dubio e pericoloso, volle più tosto, per non perdere quello, porre in pericolo il tutto, che, con la perdita di esso, perdere la impresa. Feciono adunque deliberazione di assalire in qualunque modo il Conte; e levatisi una mattina di buona ora in arme, da quella parte che era meno guardata lo assalirono, e nel primo impeto, come interviene nelli assalti che non si aspettono, tutto lo esercito sforzesco perturborono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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