Confortollo a essere per lo avvenire più modesto nel parlare d'altrui e più cauto nelle imprese sue.
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Dopo questa vittoria, il Conte, con il suo vincitore esercito, passò nel Bresciano, e tutto quello contado occupò; e di poi pose il campo propinquo a dua miglia a Brescia. I Viniziani dall'altra parte, ricevuta la rotta, temendo, come seguì, che Brescia non fusse la prima percossa, l'avevano di quella guardia che meglio e più presto avevono potuta trovare proveduta; e di poi con ogni diligenzia ragunorono forze, e ridussono insieme quelle reliquie che del loro esercito posserono avere, e a' Fiorentini per virtù della loro lega domandorono aiuti: i quali, perché erano liberi dalla guerra del re Alfonso, mandorono in aiuto di quelli mille fanti e dumila cavagli. I Viniziani, con queste forze, ebbono tempo a pensare agli accordi. Fu, un tempo, cosa quasi che fatale alla republica viniziana perdere nella guerra e nelli accordi vincere; e quelle cose che nella guerra perdevano, la pace di poi molte volte duplicatamente loro rendeva. Sapevano i Viniziani come i Milanesi dubitavano del Conte, e come il Conte desiderava non essere capitano, ma signore de' Milanesi, e come in loro arbitrio era fare pace con uno de' duoi, desiderandola l'uno per ambizione, l'altro per paura, ed elessono di farla con il Conte, e di offerirgli aiuti a quello acquisto. E si persuasono che, come i Milanesi si vedessino ingannati dal Conte vorrieno, mossi dallo sdegno, sottoporsi prima a qualunque altro che a lui; e conducendosi in termine che per loro medesimi non si potessino difendere né più del Conte fidarsi, sarieno forzati, non avendo dove gittarsi, di cadere loro in grembo.
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