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      porre speranza in colui che aveva tradito il signore di Lucca, taglieggiato i Fiorentini e Vinizani, stimato poco il Duca, vilipeso un Re, e sopra tutto Iddio e la Chiesa sua con tante ingiurie perseguitata; né dovavamo mai credere che tanti principi fussero, nel petto di Francesco Sforza, di minore autorità che i Milanesi, e che si avessi ad osservare quella fede in noi, che si era negli altri più volte violata. Non di meno questa poca prudenza che ci accusa non scusa la perfidia tua, né purga quella infamia che le nostre giuste querele per tutto il mondo ti partoriranno, né farà che il giusto stimolo della tua conscienza non ti perseguiti, quando quelle armi, state da noi preparate per offendere e sbigottire altri, verranno a ferire e ingiuriare noi; perché tu medesimo ti giudicherai degno di quella pena che i parricidi hanno meritata. E quando pure l'ambizione ti accecassi, il mondo tutto, testimone della iniquità tua, ti farà aprire gli occhi; faratteli aprire Iddio, se i pergiurii, se la violata fede, se i tradimenti gli dispiacciono, e se sempre, come in fino ad ora per qualche occulto bene ha fatto, ei non vorrà essere de' malvagi uomini amico. Non ti promettere adunque la vittoria certa, perché la ti fia dalla giusta ira di Dio impedita; e noi siamo disposti con la morte perdere la libertà nostra, la quale quando pure non potessimo difendere, ad ogni altro principe, prima che a te, la sottoporremo; e se pure i peccati nostri fussino tali che contro ad ogni nostra voglia ti venissimo in mano, abbi ferma fede che quel regno che sarà da te cominciato con inganno e infamia finirà, in te o ne' tuoi figliuoli, con vituperio e danno.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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