Ma quelli popoli di Bagno, sendo alla republica fiorentina affezionati, con dispiacere promettevano ubbidienza a' commissari del Re. Aveva già preso frate Puccio quasi che la possessione di tutto quello stato: solo gli mancava di insignorirsi della rocca di Corzano. Era con Gherardo, mentre faceva tale consegnazione, infra i suoi che gli erano d'intorno, Antonio Gualandi, pisano, giovane e ardito, a cui questo tradimento di Gherardo dispiaceva; e considerato il sito della fortezza, e gli uomini che vi erano in guardia, e cognosciuta nel viso e ne' gesti la mala loro contentezza, e trovandosi Gherardo alla porta per intromettere le genti ragonesi, si girò Antonio verso il di drento della rocca, e spinse con ambo le mani Gherardo fuora di quella, e alle guardie comandò che sopra il volto di sì scelerato uomo quella fortezza serrassero e alla republica fiorentina la conservassero. Questo romore come fu udito in Bagno e negli altri luoghi vicini, ciascuno di quelli popoli prese le armi contro a' Ragonesi, e ritte le bandiere di Firenze, quelli ne cacciorono. Questa cosa come fu intesa a Firenze, i Fiorentini il figliuolo di Gherardo dato loro per statico imprigionorono, e a Bagno mandorono genti che quel paese per la loro republica defendessero, e quello stato che per il principe si governava in vicariato redussono. Ma Gherardo, traditore del suo signore e del figliuolo, con fatica poté fuggire, e lasciò la donna e sua famiglia, con ogni sua sustanza, nella potestà de' nimici. Fu stimato assai, in Firenze, questo accidente, perché, se succedeva al Re di quello paese insi
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