gnorirsi, poteva con poca sua spesa a sua posta in Val di Tevere e in Casentino correre; dove arebbe dato tanta noia alla Republica, che non arebbono i Fiorentini potuto le loro forze tutte allo esercito ragonese, che a Siena si trovava, opporre.
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Avevano i Fiorentini, oltre agli apparati fatti in Italia per reprimere le forze della inimica lega, mandato messer Agnolo Acciaiuoli loro oratore al re di Francia, a trattare con quello, che dessi facultate ad il re Rinato d'Angiò di venire in Italia in favore del Duca e loro, acciò che venisse a defendere i suoi amici, e potesse di poi, sendo in Italia, pensare allo acquisto del regno di Napoli e a questo effetto, aiuto di genti e di denari gli promettevano. E così, mentre che in Lombardia e in Toscana la guerra secondo abbiamo narrato, si travagliava lo ambasciadore con il re Rinato lo accordo conchiuse: che dovesse venire per tutto giugno con duemila quattrocento cavagli in Italia; e allo arrivare suo in Alessandria la lega gli doveva dare trentamila fiorini, e di poi, durante la guerra, diecimila per ciascuno mese. Volendo adunque questo re, per virtù di questo accordo, passare in Italia, era da il duca di Savoia e marchese di Monferrato ritenuto, i quali, sendo amici de' Viniziani, non gli permettevano il passo. Onde che il Re fu dallo ambasciadore fiorentino confortato che, per dare reputazione agli amici, se ne tornasse in Provenza, e per mare con alquanti suoi scendesse in Italia; e dall'altra parte facesse forza con il re di Francia, che operasse con quel duca che le genti sue potessero per la Savoia passare.
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