Il Papa e i Fiorentini, e con loro Sanesi e altri minori potenti, fra il tempo la ratificorono; né contenti a questo, si fermò fra i Fiorentini, Duca e Viniziani pace per anni venticinque. Mostrò solamente il re Alfonso, delli principi di Italia, essere di questa pace mal contento, parendogli fusse fatta con poca sua reputazione, avendo, non come principale, ma come aderente ad essere ricevuto in quella; e per ciò stette molto tempo sospeso, sanza lasciarsi intendere. Pure, sendogli state mandate, dal Papa e dagli altri principi molte solenne ambascerie, si lasciò da quelli, e massime dal Pontefice, persuadere, ed entrò in questa lega, con il figliuolo, per anni trenta; e ferono insieme il Duca e il Re doppio parentado e doppie nozze, dando e togliendo la figliuola l'uno dell'altro per i loro figliuoli. Non di meno, acciò che in Italia restassero i semi della guerra, non consentì fare la pace, se prima dai collegati non gli fu concessa licenzia di potere, sanza loro ingiuria, fare guerra a' Genovesi, a Gismondo Malatesti e ad Astor principe di Faenza. E fatto questo accordo, Ferrando suo figliuolo, il quale si trovava a Siena, se ne tornò nel Regno, avendo fatto, per la venuta sua in Toscana, niuno acquisto di imperio, e assai perdita di sue genti.
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Sendo adunque seguita questa pace universale, si temeva solo che il re Alfonso, per la nimicizia aveva con i Genovesi, non la turbasse, ma il fatto andò altrimenti, perché, non da il Re apertamente, ma, come sempre per lo addietro era intervenuto, dalla ambizione de' soldati mercennari fu turbata.
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