Durò questa guerra quattro anni e la perdé colui, per sua negligenzia, il quale, per virtù de' suoi soldati l'ebbe più volte vinta. Nella quale i Fiorentini non si travagliorono in modo che apparisse: vero è che da il re Giovanni di Aragona, nuovamente assunto re in quel regno per la morte di Alfonso, furono, per sua ambasciata, richiesti che dovessero soccorrere alle cose di Ferrando suo nipote, come erano, per la lega nuovamente fatta con Alfonso suo padre, obligati. A cui per i Fiorentini fu risposto: non avere obligo alcuno con quello; e che non erano per aiutare il figliuolo in quella guerra che il padre con le armi sue aveva mossa; e come la fu cominciata sanza loro consiglio o saputa, così sanza il loro aiuto la tratti e finisca. Donde che quelli oratori, per parte del loro re, protestorono la pena dello obligo e gli interessi del danno; e sdegnati contro a quella città si partirono. Stettono per tanto i Fiorentini, nel tempo di questa guerra, quanto alle cose di fuori, in pace; ma non posorono già drento, come particularmente nel seguente libro si dimosterrà.
LIBRO SETTIMO
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E' parrà forse a quelli che il libro superiore aranno letto che uno scrittore delle cose fiorentine si sia troppo disteso in narrare quelle seguite in Lombardia e nel Regno; non di meno io non ho fuggito né sono per lo avvenire per fuggire simili narrazioni, perché, quantunque io non abbia mai promesso di scrivere le cose di Italia, non mi pare per ciò da lasciare indietro di non narrare quelle che saranno in quella provincia notabili.
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