Avendo per tanto a dare moglie a' suoi figliuoli, non cercò i parentadi de' principi, ma con Giovanni la Cornelia degli Alessandri e con Piero la Lucrezia de' Tornabuoni congiunse; e delle nipoti nate di Piero la Bianca a Guglielmo de' Pazzi, e la Nannina a Bernardo Rucellai sposò. Degli stati de' principi e civili governi niuno altro al suo tempo per intelligenza lo raggiunse: di qui nacque che in tanta varietà di fortuna, e in sì varia città e volubile cittadinanza, tenne uno stato trentuno anno; perché, sendo prudentissimo, cognosceva i mali discosto e per ciò era a tempo, o a non li lasciare crescere, o a prepararsi in modo che cresciuti, non lo offendessero: donde non solamente vinse la domestica e civile ambizione, ma quella di molti principi superò con tanta felicità e prudenza che qualunque seco e colla sua patria si collegava, rimaneva o pari o superiore al nimico, e qualunque se gli opponeva, o e' perdeva il tempo e' denari, o lo stato. Di che ne possono rendere buona testimonianza i Viniziani; i quali, con quello, contro al duca Filippo sempre furono superiori, e disiunti da lui, sempre furono, e da Filippo prima, e da Francesco poi, vinti e battuti; e quando con Alfonso contro alla republica di Firenze si collegorono, Cosimo con il credito suo vacuò Napoli e Vinegia di danari in modo che furono constretti a prendere quella pace che fu voluta concedere loro. Delle dificultà adunque che Cosimo ebbe, dentro alla città e fuori, fu il fine glorioso per lui e dannoso per gli inimici; e per ciò sempre le civili discordie gli accrebbono in Firenze stato, e le guerre di fuora potenza e reputazione: per il che allo imperio della sua republica il Borgo a San Sipolcro, Montedoglio, il Casentino e Val di Bagno aggiunse.
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