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      Comunicò questo suo pensiero con messer Dietisalvi; e lo domandò, quando lo occupare Prato gli riuscisse, quali aiuti potesse, mediante lui, dai principi sperare. Parve a messer Dietisalvi la impresa pericolosissima e quasi impossibile a riuscire: non di meno, veggendo di potere, con il pericolo d'altri, di nuovo tentare la fortuna, lo confortò al fatto, promettendogli da Bologna e da Ferrara aiuti certissimi, quando gli operasse in modo che tenesse e difendesse Prato almeno quindici giorni. Ripieno adunque Bernardo, per questa promessa, d'una felice speranza, si condusse celatamente a Prato, e comunicata la cosa con alcuni, li trovò dispostissimi. Il quale animo e volontà trovò ancora in quelli del Palandra, e convenuti insieme del tempo e del modo, fece Bernardo il tutto a messer Dietisalvi intendere.
     
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      Era podestà di Prato per il popolo di Firenze Cesare Petrucci. Hanno questi simili governatori di terre consuetudine di tenere le chiavi delle porti appresso di loro; e qualunque volta, ne' tempi massime non sospetti, alcuno della terra le domanda, per uscire o entrare di notte in quella, gliene concedono. Bernardo, che sapeva questo costume, propinquo al giorno, insieme con quelli del Palandra e circa cento armati, alla porta che guarda verso Pistoia si presentò; e quelli che, dentro, sapevano il fatto ancora s'armorono; uno de' quali domandò al Podestà le chiavi, fingendo che uno della terra per entrare le domandasse. Il Podestà, che niente d'uno simile accidente poteva dubitare, mandò uno suo servidore con quelle: al quale, come fu alquanto dilungatosi dal Palagio, furono tolte da' congiurati; e aperta la porta, fu Bernardo con i suoi armati intromesso, e convenuti insieme, in due parti si divisono, una delle quali, guidata da Salvestro Pratese, occupò la cittadella, l'altra, insieme con Bernardo, prese il Palagio, e Cesare con tutta la sua famiglia dierono in guardia ad alcuni di loro.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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