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      Questa risposta fece non diminuire, ma crescere i tumulti e gli odii in Volterra; e niuna altra cosa, non solamente ne' loro Consigli, ma fuora, per tutta la città, s'agitava; richiedendo l'universale quello che pareva gli fusse stato tolto, e volendo i particulari conservare quello che si avevano prima acquistato e di poi era stato loro dalla sentenzia de' Fiorentini confermato. Tanto che, in queste dispute, fu morto uno cittadino in quella città reputato, chiamato il Pecorino, e dopo lui molti altri che con quello si accostavano, e le loro case saccheggiate e arse; e da quello impeto medesimo mossi, con fatica dalla morte de' rettori che quivi erano per il popolo fiorentino si astennono.
     
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      Seguito questo primo insulto, deliberorono, prima che ogni cosa, mandare oratori a Firenze; i quali feciono intendere a quelli Signori che, se volevono conservare loro i capituli antichi, che ancora eglino la città nella antica sua servitù conserverebbono. Fu assai disputata la risposta. Messer Tommaso Soderini consigliava che fusse da ricevere i Volterrani in qualunque modo e' volessero ritornare, non gli parendo tempi da suscitare una fiamma sì propinqua, che potesse ardere la casa nostra, perché temeva la natura del Papa, la potenza del Re, né confidava nella amicizia de' Viniziani, né in quella del Duca, per non sapere quanta fede si fusse nell'una e quanta virtù nell'altra, ricordando quella trita sentenza: essere meglio uno magro accordo che una grassa vittoria. Dall'altra parte Lorenzo de' Medici, parendogli avere occasione di dimostrare quanto con il consiglio e con la prudenza valesse, sendo massime di così fare confortato da quegli che alla autorità di messer Tommaso avevono invidia, deliberò fare la impresa, e con l'armi punire l'arroganza de' Volterrani; affermando che, se quelli non fussero con esemplo memorabile corretti, gli altri sanza reverenzia o timore alcuno, di fare il medesimo per ogni leggera cagione non dubiterebbono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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