I giovani con chi egli aveva più familiarità presa erano Giovannandrea Lampognano, Carlo Visconti e Girolamo Olgiato. Con costoro più volte della pessima natura del Principe, della infelicità di chi era governato da quello ragionava; e in tanta confidenza dello animo e volontà di quegli giovani venne, che gli fece giurare che, come per la età e' potessero, la loro patria dalla tirannide di quel principe libererebbono. Sendo ripieni adunque questi giovani di questo desiderio, il quale sempre con gli anni crebbe, i costumi e modi del Duca, e di più le particulari ingiurie contro a loro fatte, di farlo mandare ad effetto affrettorono. Era Galeazzo libidinoso e crudele, delle quali due cose gli spessi esempli lo avevono fatto odiosissimo; perché non solo non gli bastava corrompere le donne nobili, che prendeva ancora piacere di publicarle; né era contento fare morire gli uomini, se con qualche modo crudele non gli ammazzava. Non viveva ancora sanza infamia di avere morta la madre; perché, non gli parendo essere principe, presente quella, con lei in modo si governò, che le venne voglia di ritirarsi nella sua dotale sede a Cremona, nel quale viaggio, da subita malattia presa morì: donde molti giudicorono quella dal figliuolo essere stata fatta morire. Aveva questo duca, per via di donne, Carlo e Girolamo disonorati, e a Giovannandrea non aveva voluto la possessione della badia di Miramondo, stata ad un suo propinquo dal Pontefice resignata, concedere. Queste private ingiurie accrebbono la voglia a questi giovani, con il vendicarle, liberare la loro patria da tanti mali; sperando che, qualunque volta riuscisse loro lo ammazzarlo, di essere, non solamente da molti de' nobili ma da tutto il popolo seguiti.
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