Non di meno quegli che erano al Duca più propinqui, e che avevono veduto il Duca morto, e gli ucciditori cognosciuti, li perseguitorono. E de' congiurati, Giovannandrea volendo tirarsi fuori di chiesa, entrò fra le donne, le quali trovando assai, e secondo il loro costume a sedere in terra implicato e ritenuto intra le loro veste fu da un moro, staffiero del Duca, sopraggiunto e morto. Fu ancora da' circunstanti ammazzato Carlo. Ma Girolamo Olgiato, uscito fra gente e gente di chiesa, vedendo i suoi compagni morti non sapiendo dove altrove fuggirsi, se ne andò alle sue case; dove non fu dal padre né da' frategli ricevuto. Solamente la madre, avendo al figliuolo compassione, lo raccomandò ad uno prete, antico amico alla famiglia loro; il quale, messogli suoi panni indosso, alle sue case lo condusse; dove stette duoi giorni, non sanza speranza che in Milano nascesse qualche tumulto che lo salvasse. Il che non succedendo, e dubitando non essere in quel loco ritrovato, volse sconosciuto fuggirsi; ma, conosciuto, nella podestà della giustizia pervenne, dove tutto l'ordine della congiura aperse. Era Girolamo di età di ventitré anni; né fu nel morire meno animoso che nello operare si fusse stato; perché trovandosi ignudo e con il carnefice davanti, che aveva il coltello in mano per ferirlo, disse queste parole in lingua latina, perché litterato era: - Mors acerba, fama perpetua, stabit vetus memoria facti. - Fu questa impresa di questi infelici giovani secretamente trattata e animosamente esequita; e allora rovinorono quando quelli ch'eglino speravano gli avessero a seguire e defendere non gli defesono né seguirono.
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