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      Imparino per tanto i principi a vivere in maniera, e farsi in modo reverire e amare, che niuno speri potere, ammazzandogli, salvarsi; e gli altri cognoschino quanto quel pensiero sia vano che ci faccia confidare troppo che una moltitudine, ancora che mal contenta, ne' pericoli tuoi ti seguiti o ti accompagni. Sbigottì questo accidente tutta Italia; ma molto più quegli che, indi a breve tempo, in Firenze seguirono; i quali quella pace che per dodici anni era stata in Italia ruppono, come nel libro seguente sarà da noi dimostrato. Il quale, se arà il fine suo mesto e lagrimoso, arà il principio sanguinoso e spaventevole.
     
     
      LIBRO OTTAVO
     
      1
     
     
      Sendo il principio di questo ottavo libro posto in mezzo di due congiure, l'una già narrata, e successa a Milano, l'altra per doversi narrare, e seguita a Firenze, parrebbe conveniente cosa, volendo seguitare il costume nostro, che delle qualità delle congiure e della importanza di esse ragionassimo; il che si farebbe volentieri quando, o in altro luogo io non ne avesse parlato, o ella fusse materia da potere con brevità passarla. Ma sendo cosa che desidera assai considerazione, e già in altro luogo detta, la lasceremo indrieto; e passando ad un'altra materia, diremo come lo stato de' Medici, avendo vinte tutte le inimicizie le quali apertamente lo avevono urtato, a volere che quella casa prendesse unica autorità nella città e si spiccasse col vivere civile da le altre, era necessario che ella superasse ancora quelle che occultamente contro gli macchinavano.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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