S'eglino attribuiscono a noi le publiche ingiurie, quando alcuna ne fusse stata loro fatta, che non lo so, eglino offendono più voi che noi, più questo Palagio e la maestà di questo governo che la casa nostra, dimostrando che per nostra cagione voi ingiuriate immeritamente i cittadini vostri. Il che è discosto al tutto da ogni verità; perché noi quando avessimo potuto, e voi quando noi avessimo voluto, non lo aremmo fatto: perché chi ricercherà bene il vero troverrà la casa nostra non per altra cagione con tanto consenso essere stata sempre esaltata da voi, se non perché la si è sforzata, con la umanità, liberalità, con i beneficii, vincere ciascuno. Se noi abbiamo adunque onorati gli strani, come aremmo noi ingiuriati i parenti? Se si sono mossi a questo per desiderio di dominare, come dimostra lo occupare il Palagio, venire con gli armati in Piazza, quanto questa cagione sia brutta, ambiziosa e dannabile, da se stessa si scuopre e si condanna; se lo hanno fatto per odio e invidia avevano alla autorità nostra, eglino offendono voi, non noi, avendocela voi data. E veramente quelle autoritadi meritono di essere odiate che gli uomini si usurpano, non quelle che gli uomini per liberalità, umanità e munificenza si guadagnano. E voi sapete che mai la casa nostra salse a grado alcuno di grandezza, che da questo Palagio e dallo unito consenso vostro non vi fusse spinta: non tornò Cosimo mio avolo dallo esilio con le armi e per violenza, ma con il consenso e unione vostra, mio padre, vecchio e infermo, non difese già lui contro a tanti nimici lo stato, ma voi con l'autorità e benivolenza vostra lo difendesti; non arei io, dopo la morte di mio padre, sendo ancora, si può dire, un fanciullo, mantenuto il grado della casa mia, se non fussero stati i consigli e favori vostri; non arebbe potuto né potrebbe reggere la mia casa questa republica, se voi, insieme con lei, non l'avessi retta e reggesse.
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Palagio Palagio Piazza Palagio Cosimo
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