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      - Non potevono i cittadini, mentre che Lorenzo parlava, tenere le lagrime; e con quella pietà che fu udito, gli fu da uno di quegli, a chi gli altri commissono, risposto; dicendogli che quella città ricognosceva tanti meriti da lui e dai suoi, che gli stesse di buono animo, ché con quella prontezza ch'eglino avevono vendicata del fratello la morte, e di lui conservata la vita, gli conserverebbono la reputazione e lo stato; né prima perderebbe quello, che loro la patria perdessero. E perché le opere corrispondessero alle parole, alla custodia del corpo suo di certo numero di armati publicamente providono, acciò che dalle domestiche insidie lo defendessero.
     
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      Di poi si prese modo alla guerra, mettendo insieme genti e danari in quella somma poterono maggiore. Mandorono per aiuti, per virtù della lega, al duca di Milano e a' Viniziani; e poi che il Papa si era dimostro lupo e non pastore, per non essere come colpevoli devorati, con tutti quelli modi potevono la causa loro giustificavano, e tutta la Italia del tradimento fatto contro allo stato loro riempierono, mostrando la impietà del Pontefice e la ingiustizia sua; e come quello pontificato che gli aveva male occupato, male esercitava; poi che gli aveva mandato quelli che alle prime prelature aveva tratti, in compagnia di traditori e parricidi, a commettere tanto tradimento in nel tempio, nel mezzo del divino officio, nella celebrazione del Sacramento; e da poi, perché non gli era successo ammazzare i cittadini, mutare lo stato della loro città e quella a suo modo saccheggiare, la interdiceva e con le pontificali maledizioni la minacciava e offendeva.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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