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      Deliberato adunque che fusse a maggiore profitto guadagnarsi il Re, giudicorono non si potere fare meglio né con più certezza che con la presenza di Lorenzo; perché, quanto più con quello re si usasse liberalità, tanto più credevano potere trovare remedi alle nimicizie passate. Avendo per tanto Lorenzo fermo lo animo a questa andata, raccomandò la città e lo stato a messer Tommaso Soderini, che era in quel tempo gonfaloniere di giustizia, e al principio di decembre partì di Firenze, e arrivato a Pisa, scrisse alla Signoria la cagione della sua partita. E quelli signori, per onorarlo, e perché e' potesse trattare con più reputazione la pace con il Re, lo feciono oratore per il popolo fiorentino, e gli dettono autorità di collegarsi con quello, come a lui paresse meglio per la sua republica.
     
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      In questi medesimi tempi il signore Ruberto da San Severino, insieme con Lodovico e Ascanio, perché Sforza loro fratello era morto, riassalirono di nuovo lo stato di Milano per tornare nel governo di quello; e avendo occupata Tortona, ed essendo Milano e tutto quello stato in arme, la duchessa Bona fu consigliata ripatriasse gli Sforzeschi, e per levare via queste civili contese, gli ricevesse in stato. Il principe di questo consiglio fu Antonio Tassino ferrarese, il quale, nato di vile condizione, venuto a Milano, pervenne alle mani del duca Galeazzo, e alla duchessa sua donna per cameriere lo concesse. Questi, o per essere bello di corpo, o per altra sua segreta virtù, dopo la morte del Duca salì in tanta reputazione apresso alla Duchessa, che quasi lo stato governava; il che dispiaceva assai a messer Cecco, uomo per prudenza e per lunga pratica eccellentissimo; tanto che, in quelle cose poteva, e con la Duchessa e con gli altri del governo, di diminuire l'autorità del Tassino s'ingegnava.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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