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      Ma veduto come le cose passavano quiete, a dì 6 di marzo, nel 1479, lo licenziò; e prima con ogni generazione di beneficio e dimostrazione di amore se lo guadagnò; e infra loro nacque accordi perpetui a conservazione de' comuni stati. Tornò per tanto Lorenzo in Firenze grandissimo, s'egli se n'era partito grande; e fu con quella allegrezza da la città ricevuto, che le sue grandi qualità e i freschi meriti meritavano, avendo esposto la propria vita per rendere alla patria sua la pace. Perché, duoi giorni dopo l'arrivata sua, si publicò lo accordo fatto infra la republica di Firenze e il Re: per il quale si obligavano ciascuno alla conservazione de' comuni stati; e delle terre tolte nella guerra a' Fiorentini fusse in arbitrio del Re il restituirle; e che i Pazzi posti nella torre di Volterra si liberassero; e al Duca di Calavria, per certo tempo, certe quantità di danari si pagassero. Questa pace, subito che fu publicata, riempié di sdegno il Papa e i Viniziani: perché al Papa pareva essere stato poco stimato da il Re, e i Viniziani da' Fiorentini; ché, sendo stati l'uno e l'altro compagni nella guerra, si dolevano non avere parte nella pace. Questa indegnazione, intesa e creduta a Firenze, subito dette a ciascheduno sospetto che da questa pace fatta non nascesse maggiore guerra: in modo che i principi dello stato deliberorono di ristrignere il governo, e che le deliberazioni importanti si riducessero in minore numero; e feciono un consiglio di settanta cittadini, con quella autorità gli poterono dare maggiore nelle azioni principali.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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