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      E per ciò fu contento che le si restituissero, e con nuovi oblighi di nuovo i Fiorentini si obligò: e così la forza e la necessità, non le scritture e gli oblighi, fa osservare a' principi la fede. Ricevute adunque le castella, e ferma questa nuova confederazione, Lorenzo de' Medici riacquistò quella riputazione che prima la guerra e di poi la pace, quando del Re si dubitava, gli aveva tolta: e non mancava, in quelli tempi, chi lo calunniasse apertamente, dicendo che per salvare sé, egli aveva venduta la sua patria; e come nella guerra si erano perdute le terre, e nella pace si perderebbe la libertà. Ma riavute le terre, e fermo con il Re onorevole accordo, e ritornata la città nella antica riputazione sua, in Firenze, città di parlare avida e che le cose dai successi e non dai consigli giudica, si mutò ragionamento: e celebravasi Lorenzo infino al cielo; dicendo che la sua prudenza aveva saputo guadagnarsi nella pace quello che la cattiva fortuna gli aveva tolto nella guerra; e come gli aveva potuto più il consiglio e iudizio suo che l'armi e le forze del nimico. Avevono gli assalti del Turco differita quella guerra la quale, per lo sdegno che il Papa e i Viniziani avevono preso per la pace fatta, era per nascere; ma come il principio di quello assalto fu insperato e cagione di molto bene, così il fine fu inaspettato e cagione di assai male: perché Maumetto, gran Turco, morì, fuori di ogni opinione, e venuta intra i figliuoli discordia, quegli che si trovavano in Puglia, dal loro signore abbandonati, concessono, d'accordo, Otranto al Re. Tolta via adunque questa paura, che teneva gli animi del Papa e de' Viniziani fermi, ciascuno temeva di nuovi tumulti.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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