Avuta il magnifico Ruberto questa vittoria, tornò come trionfante in Roma. La quale egli potette godere poco, perché, avendo, per lo affanno del giorno, bevuta assai acqua, se gli mosse un flusso che in pochi giorni lo ammazzò. Il corpo del quale fu da il Papa con ogni qualità di onore onorato. Avuta il Pontefice questa vittoria, mandò subito il Conte verso Città di Castello, per vedere di restituire a messer Lorenzo quella terra, e parte tentare la città di Rimine; perché, sendo, dopo la morte del magnifico Ruberto, rimaso di lui, in guardia della donna, un suo piccolo figliuolo, pensava che gli fusse facile occupare quella città. Il che gli sarebbe felicemente succeduto, se quella donna da' Fiorentini non fusse stata difesa; i quali se gli opposono in modo con le forze, che non potette né contro a Castello, né contro a Rimine fare alcuno effetto.
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Mentre che queste cose in Romagna e a Roma si travagliavano, i Viniziani avevano occupato Ficheruolo, e con le genti loro passato il Po, e il campo del duca di Milano e del Marchese era in disordine, perché Federigo conte di Urbino si era ammalato, e fattosi portare per curarsi a Bologna si morì, tale che le cose del Marchese andavano declinando, e a' Viniziani cresceva ciascun dì la speranza di occupare Ferrara. Dall'altra parte, il Re e i Fiorentini facevano ogni opera per ridurre il Papa alla voglia loro, e non essendo succeduto di farlo cedere alle armi, lo minacciavano del concilio, il quale già dallo Imperadore era stato pronunziato per a Basilea; onde che, per mezzo degli oratori di quello, che si trovavano a Roma, e de' primi cardinali, i quali la pace desideravano, fu persuaso e stretto il Papa a pensare alla pace e alla unione di Italia.
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