Fu, dopo la costui morte, il romore grande: la moglie, con uno suo piccolo figliuolo detto Astorre, si fuggì nella rocca; il popolo prese le armi; messer Giovanni Bentivogli, insieme con uno Bergamino, condottieri del duca di Milano, prima preparatosi con assai armati, entrorono in Faenza, dove ancora era Antonio Boscoli, commissario fiorentino. E congregati in tale tumulto tutti quelli capi insieme, e parlando del governo della terra, gli uomini di Val di Lamona, che erano a quello romore popularmente corsi, mossono l'armi contro a messer Giovanni e a Bergamino, e questo ammazzorono, e quello presono prigione; e gridando il nome di Astorre e de' Fiorentini, la città ad il loro commissario raccomandorono. Questo caso, inteso a Firenze, dispiacque assai a ciascuno, non di meno feciono messer Giovanni e la figliuola liberare, e la cura della città e di Astorre con volontà di tutto il popolo, presono. Seguirono ancora, oltre a questi, poi che le guerre principali intra i maggiori principi si composono, per molti anni, assai tumulti, in Romagna, nella Marca, e a Siena; i quali, per essere stati di poco momento, giudico essere superfluo il raccontargli. Vero è che quelli di Siena poi che il duca di Calavria dopo la guerra del '78 se ne partì, furono più spessi; e dopo molte variazioni, che ora dominava la plebe, ora i nobili, restorono i nobili superiori: intra i quali presono più autorità che gli altri Pandolfo e Iacobo Petrucci; i quali, l'uno per prudenza, l'altro per animo, diventorono come principi di quella città.
| |
Astorre Giovanni Bentivogli Bergamino Milano Faenza Antonio Boscoli Val Lamona Giovanni Bergamino Astorre Fiorentini Firenze Giovanni Astorre Romagna Marca Siena Siena Calavria Pandolfo Iacobo Petrucci
|