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      E che sia il vero, se si considereranno i due fondamenti più stabili per la sussistenza della monarchia, si troveranno tutti deboli e infermi. La nobiltà, come ho detto finora, è povera, manchevole e destituita d'autorità. La religione, benché quella che si professa nel Regno s'accordi meglio d'ogni altra, dopo la cattolica, colla sussistenza del re per la dependenza de' vescovi, nondimeno bisogna considerarla come una cosa immaginaria e che sussiste nel culto esterno e nell'apparenza; mentre per la condotta de' vescovi ell'è la più scandolosa ed abborrita di tutto il Regno, essendo le massime di quelli l'avidità del guadagno, la sordida tenacità del danaro, la trascuranza dell'uffizio pastorale, la sollecita applicazione per le loro cose domestiche, il fasto e la superbia, l'ipocrisia, la crapula e le lascivie, il favorir quelli del partito contrario alla loro religione e la propria sussistenza, e, sopra tutto, il riserbarsi dei beni delle lor chiese tanto terreno quanto può servire per l'ordinario consumo delle loro case, e pigliar sopra il resto tutto il danaro che trovano, dandolo a livelli eterni, per goder così dei frutti che renderanno molt'anni dopo la lor morte, con pregiudizio grandissimo dei beni della mensa e di quelli che dopo loro succederanno nel vescovado. V'è di vantaggio che fra lor medesimi son discordanti negli articoli della religione, la quale perciò diventa una cabala che non s'intende, regnando di mano in mano le credenze più conformi alla dottrina di quel vescovo che sta meglio col re.


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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