Accade per maggior male che il partito dei presbiterani ha questo credito, d'aver qualche religione, onde le genti ignoranti gli crede; ed essendo costoro la maggior parte gente di spirito, di rigiro e di macchine, ha troppo gran vantaggi con quelli, cui l'abbandonamento all'ubriachezza ai piaceri rende incapaci di difesa contro le loro arti. E di qui avviene che, quantunque il parlamento sia composto la maggior parte di protestanti, nondimeno quel piccolo partito di presbiterani occulti ci fa star talora il più forte.
La fortuna del re è stata finora che la maggior parte di costoro amano la monarchia: ma considerando essi il bisogno che il re ha di loro, e che ogn'altro parlamento che, sciolto questo, si trattasse di ragunare, sarebbe tutto presbiterano, ed il primo atto sarebbe l'abolizione del vescovado, diventano ogni dì più insolenti e domandano al re tali cose che, concedendole, viene insensibilmente, dall'equilibrio per se stesso abbastanza dannoso della sovrana autorità, a far traboccare la bilancia dalla parte del parlamento. Dall'altro canto, la perpetua necessità in cui egli si ritrova di danaro, lo forza miseramente a ballare al suono dei capricci di quella inquieta canaglia: per lo che è difficile l'andare innanzi senza che una parte o l'altra ne tocchi, se non s'apre qualche nuova strada che per mera necessità riduca le cose in più proporzionato temperamento.
Sono così confidenti delle lor proprie forze i presbiterani, che non diffidano con qualche tempo di tirare anche il presente parlamento all'abolizione dei vescovi; e credo che la loro speranza si fondi sulla considerazione che, crescendo giornalmente il loro partito, quando sarà a segno formidabile, niuno dei parlamentarii averà renitenza ad abbandonare una religione che essi anche presentemente non credono.
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