Dicono i cattolici che il lor numero cresce ogni giorno e che l'atto di comprensione sarebbe il più vero mezzo di restabilire la religione nel Regno. I presbiterani si promettono l'istesso avvantaggio per la loro. Per dir chi s'inganni, ci vorrebbe altra intelligenza che non è la mia: tanto più che io non posso servirmi per regola della qualità delle persone che ho consultato, riconoscendo gli uni per cattolici troppo creduli, e poi gli altri per presbiterani troppo appassionati e perversi. Credo ben di poter dire che la nobiltà sarebbe cattolica e la gente ricca presbiterana: questa, non è dubbio ch'ell'è assai più considerabile di quella, ma non è per questo che non potesse rimanerle al di sotto, quando alla prima s'aggiugnesse la più gran parte della plebe; la quale in tal caso si arebbe da considerare com'una mandria di bestie esposta a due compratori, de' quali non c'è dubbio che i presbiterani, spacciando l'esca dell'interesse e lo spavento della tirannia del papa e del re, averebbe qualche vantaggio, se non fusse per buona sorte che il genio della nazione (che per se stesso apparisce, come si vede che la libertà del credere, piuttosto che sciorla dall'ateismo, l'allaccia sempre più in nodi di nuove religioni) si lascia portar volentieri alla superstizione, onde averebbe per avventura alla nudità della chiesa presbiterana che agli ornamenti sponsali di cui la cattolica si riveste, a più perfetta imitazione di quella nuova Gerusalemme creduta scender dal cielo in abbigliamento di sposa reale.
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Regno Gerusalemme
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