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      Non è per questo che, s'ella volesse, non fosse capace di far fare al re molte cose: non per gran condotta che sia in lei, ma per quella natura che è nel re, di sapere scuotere il giogo a qualunque ha l'ardire di metterglielo, e di lasciar fare anche ben bene una cosa quando trova che un altro si mette a farla per lui. S'aggiugne ch'ei l'ama per la sua bontà e, sebbene non arriva ad averne stima, glien'acquisterebbe quando ella cominciasse a tormentarlo con l'importunità e col domandare. Da principio passarono delle freddezze reciproche, perché, trovatasi ella a far muso, s'accorse presto che il re nella materia di amore muta natura, non ammettendo burle né suggezione. Ora però s'è accomodata a portare in pace la sua croce, ammettendo di buona voglia e con disinvoltura alla sua presenza, con madama di Castel Main, i suoi piccoli figli ancora.
     
     
      York.>
     
      Il duca di York ha le fattezze del viso più contraffatte di quelle del re: con tutto ciò ne risulta una certa fierezza, che sostituisce l'idea di principe feroce all'aria, che gli manca, di bel cavaliere. La sua statura, benché minore notabilmente di quella del re, è nondimeno giusta e il colorito si può dir chiaro; del resto, tutti i contorni del volto son risentiti: la fronte quadra, gli occhi grandi, gonfi e turchini, il naso piuttosto grande e curvato, le labbra pallide e grosse col mento un poco aguzzo. Porta parruca tra bionda e bruna, e bionda ha la barba e le ciglia; solo il portamento accompagna, non accordandosi punto con quel carattere di maestà severa che serve in lui di bellezza: cammina frettolosamente, curvo e senza decoro, e la maniera del vestire, sempre positiva e trascurata, accompagna la poca avvertenza di tutti i suoi movimenti.


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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