Tanto si può dire di questa donna, a non voler offendere indegnamente la verità per misurare con troppo rigore gli ordinari temperamenti, inventati per pubblicar con rispetto i vizi e i mancamenti dei grandi.
Ruberto.>
Il prencipe Ruberto, cadetto della casa elettorale di Eidelberg, ha dai primi anni seguitato sempre la fortuna della casa d'Inghilterra, dove venne fino dal tempo del morto re per procacciarsi la sua. Nelle guerre civili ebbe qualche comando, finché, ribellatisi alcuni pochi vascelli del parlamento, egli ne fu fatto ammiraglio; e andato con essi nell'Indie Occidentali per vedere d'assicurare al vivente re, che allora si trovava in Francia, qualcuna di quelle piazze, sopraggiunto da uno urcan in vicinanza d'una dell'Antisole, si salvò con un paggio e un valletto di camera sur uno schifo, e vedde perir davanti a' suoi occhi il vascello. Tornato in Europa e sbarcato a Marsiglia, seguitò poi sempre il re, approfittandosi di tutte l'occasioni che ebbe durante l'esilio della famiglia reale, d'ammaestrarsi nell'armi. Dopo il ritorno del re ha comandato più volte in mare, e in ogni occasione ha dimostrato un prodigioso coraggio, che sarebbe ancora più riguardevole se fosse tutto effetto d'animo obbediente all'elezione di una mente intrepida, e non ci avesse (come molti vogliono) una grandissima parte l'inconsideratezza e la temerità. Di qui avviene che le operazioni della sua testa non si stimano nelle battaglie a un gran pezzo quanto quelle del suo cuore, benché in ogni esecuzione sia infaticabile e che il posto di capitano non gli serva per esentarsi, anche senza bisogno, da ogni minuta obbligazione di soldato privato e di marinaro.
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