Fu sempre del partito del duca di Bristol; al ritorno del re fu tesoriere della borsa privata, fin tanto che, a dispetto del cancelliere, fu fatto segretario di stato.
È egli generoso amico degli amici e assai affabile nel trattare, quantunque da alcuni, fuori al parer mio di tutta ragione, sia tacciato di troppo altiero. I suoi talenti son più vicini alla mediocrità che alla maraviglia: con tutto ciò non sono tanto inferiori al bisogno, che con l'aggiunta della sua fede il re non ne possa esser contento. La sua maggior imperfezione è l'esser poco paziente nell'ascoltare il soperchio degl'altrui consigli e la gran presunzione di se medesimo. Con tutto ciò merita d'esser considerato per il miglior servitore che abbia d'attorno il re, il quale vogliono alcuni che abbia avuto, oltre ai sopraddetti, due altri motivi d'amarlo: il primo, l'avergli messa <...>; l'altro, l'avergli revelato molti andamenti del duca nel tempo ch'egli era suo segretario. Quello che è ammirabile in lui è la moderazione colla quale si vale col re medesimo del suo favore, quantunque ei conosca meglio d'ogn'altro quanto potrebbe tiranneggiarlo, attesa la sua natura inabile a difendersi dalle violenze di tutti quelli ai quali si getta in braccio. Si comporta ancora con gran rispetto verso il duca, secondo ch'ei considera con discreto avvedimento anche il tempo avvenire e le cose possibili a succedere in quello.
<Gioseppe Williamson.>
Non per ragion di posto, ma bensì di ragione e di stima e di stretta unione con milord Arlington, di cui è presentemente primo commesso, parlerò in questo luogo del cavaliere Gioseppe Williamson.
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