Per descriverlo in poche parole, anch'egli s'è messo dalla parte del re quando non poté far di meno: fu ben de' primi a discostarsi dal prencipe e dal resto (delle forze) più nemiche della monarchia. S'egli è uomo da bene ha gran disgrazia, perché, quantunque le sue parole, i suoi gesti, i suoi risi sian tutti dolcezza, tutti innocenza, tutti umiltà, nessuno gli crede e anzi mostrano d'esser tutti persuasi ch'egli sia uno de' maggiori furbi del mondo e che in quella testa non ci sia altro che il far danari in qualunque modo. Dal re ha tutto quel che domanda, benché glielo dia malissimo volentieri. Egli, se lo sa, non perciò si disgusta: piglia allegramente, e dopo una cosa ne dimanda un'altra, ottenuta anche quella si rifà da capo.
Ormond.>
Giacomo Butler, duca d'Ormond, viceré d'Irlanda, s'introdusse col re nelle sue disgrazie, benché nel consiglio e nel maneggio delle cose pubbliche e private si mostrasse in ogn'occasione uomo di poca intelligenza e di mediocre accorgimento. Fece il soldato in Irlanda, in Francia, in Inghilterra, e da per tutto lasciò poca reputazione di valoroso. Ritornato col re, fu quasi l'unico de' suoi servitori che ricevesse mercede, essendo prontamente stato rimunerato col titolo di duca e con la carica di primo maiordomo della casa, e finalmente viceré d'Irlanda, che è il maggior grado, per dignità e per emolumento, che conferisce alcun prencipe cristiano europeo a' suoi servitori. In tutti questi maneggi ha mostrato il duca venalità infinita, facendosi conto che in sei anni che egli è stato in Irlanda, contro la massima fondamentale di lasciarvi allignare il viceré oltre il primo triennio, sia per riportarne 60.000 lire sterline.
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