Andato con essa in Hamburg l'anno passato, ottenne licenza d'andar a medicarsi all'acque di Spa, di dove con nuova licenza passò in Inghilterra e venne a Londra. Quivi introdottosi in una casa inglese, egli piacque ad una fanciulla protestante e a lui piacque una dote figuratagli di 8000 lire, la quale considerando di gran lunga superiore a quella ch'ei poteva sperare nel suo paese attese le sue mediocri facoltà, cominciò a trattare il matrimonio. Da principio la donna si mostrava renitente ad abbandonar la sua religione, ma non a passare in Italia: onde per mantenimento d'un ministro e altre sue particolari occorrenze intendeva ritenersi qualche parte della sua dote; al che il marchese era quasi disposto di consentire. Ma sentito il parere di qualche amico suo, che gli messe in considerazione l'impegno, dove egli entrava, d'aver a tener moglie eretica in Italia, era quasi disposto a non ci far altro. Ho poi inteso che la dama concorse risoluta a farsi cattolica, e solo le rimaneva lo scrupolo della comunione sotto tutt'a due le spezie, onde tengo per fermo che il marchese ci cascherà. La nascita di lei è buona e buoni sono i costumi, per quanto si può promettere d'una donna inglese: è bruttissima e d'uno spirito piuttosto feroce che vivo. Il marchese è un buonissimo cavaliere, ma, toltane la nascita, non ho riconosciuta in lui alcuna cosa che passi la mediocrità.
Trovasi in Londra un gentiluomo lucchese di casa Pagnini, giovane di 22 anni incirca, che aveva già fatto un gran giro per la Pollonia e per l'Alemagna, ma con poco profitto, conservando tuttavia una compassionevole povertà di spirito.
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