È bravo, giudizioso, aggiustato e cortese, insomma non merita per nessuna cosa i pregiudizi della sua presente fortuna.
Del marchese di Sainctot, francese, scrissi al suo arrivo le cagioni della sua venuta in Inghilterra: cioè per esser incorso nella indignazione del re e per aver perduta la carica di luogotenente delle guardie, per non esser andato all'impresa della Franca Contea, non so veramente se per violenza delle tenerezze materne o per aver conosciuto nella passata campagna, dove toccò una moschettata in una coscia, il mestier della guerra poco confacevole al suo umore. Certa cosa è che se il re gli dava tempo, egli intendeva di vender la carica; ma presentemente è fuora di questo pensiero. Questo giovane è stato a Roma qualche tempo, ed in ogni luogo il vino ed i piaceri in ogni genere sono stati il fondamento di tutti i suoi pensieri, di tutti i suoi discorsi e di tutte le sue applicazioni.
Il sig. di Beringhen, francese e ugonotto di religione, di natali molto mediocri ma figlio d'un padre assai ricco, si trovava in Inghilterra da qualche mese. Egli è giovane di 25 anni incirca, tirato innanzi per l'avvocatura mediante gli studi legali, venutone alla corte subito dopo la pace di Breda di compagnia di monsieur de Ruvigny, dove si introdusse alla cognizione di molti segreti andamenti. È stimabile per la sua curiosità e applicazione nel profittar de' viaggi, ma ridicolo per le sue sordidezze, ma intollerabile per la sua prosuntuosa vanità e sfacciataggine, dandosi ad intendere, come egli dice per tutto, di aver con la sua savia condotta e discreta moderazione ristabilito la fama e, se è possibile, superato l'avversione naturale alla nazione francese in Inghilterra.
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