soggiunsi,
dunque il re s'è confessato?". "No", mi fu risposto, "vuol far peggio che prima, ma come lo fanno tutti i galantuomini, segretamente e senza tener la puttana sotto il baldacchino".
Quello che sia succeduto dopo quel tempo io non lo so: ho ben sentito la reconciliazione con la duchessa di Richmont e le frequenti visite che il re le va quotidianamente facendo. Vi è chi dice che ella serva di pretesto, e che in realtà tutta l'inclinazione presente sia per mademoisella Stuarda, sua sorella. Può esser ogni cosa: ma reflettendo io all'antichissima fiamma che sentì per lei il re quand'ella era in corte fanciulla e semplice figlia d'onore, le smanie che egli menò nel suo non saputo accasamento, le gelosie di Castel Main, che ben si posson credere appoggiate a saldi fondamenti, le cabale del conte di Bristol per reintegrarla nella grazia del re, dopo aver guadagnato con un'assidua servitù e confidenza gli animi di lei e del marito, e finalmente sopra ogni altra cosa la di lei angelica maravigliosa bellezza, non punto offesa dal passato vaiuolo, e la mediocrità di quella della sorella, mi rendono affatto inverisimile questo supposto. M vogliono che sia un effetto di scrupolo e fermo proponimento di staccarsi affatto e di non inciampare un'altra volta in un secondo adulterio. La prima cosa, o egli è scrupolo di religione o egli è di politica. Se di politica, c'è pronto il rimedio nella tolleranza e nella presenza del duca, la quale è sufficiente a levare alle persone sediziose la materia di insinuar lo scandolo; e dalla di lui tolleranza tengo per fermo che il re si potrebbe quasi promettere le sue voglie, attesa la sua estrema debolezza ed il suo disastratissimo stato, incapace di regger per lungo tempo alle sue prodigalità, dopo aver sostenute quelle del zio.
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