Con tutto questo non lascia il conte di procacciarsi di altri sfoghi: ha una pratica con una dama che egli si tiene, fattala sposare a un suo maestro di casa, chiamato Vonel. Di questa ha due bei figlioletti d'undici e dodici anni, i quali tiene al suo servizio in qualità di paggi. Era cosa stomachevole vedere il re e i fratelli in stato di mendicarsi il pane mentr'erano in Francia, e nell'istesso tempo che nella corte si faceva borsa per sostentarli, sentir perdere al conte di S. Albano mille e millecinquecento dobble per sera.
Il prencipe Ruberto ha fatto nella sua gioventù le sue caravane. Ora non lascia di divertirsi, ma non vuole che i suoi piaceri gli costino gran danaro né grand'applicazione. Ama dunque di concludere e di spender poco, e così ogni sorte di persone gli attaglia. Le sue più nobili pratiche che egli avesse dieci mesi sono erano una tal mademoisella Barthe, la quale non ho veduta, ed un'altra, Cecil, maritata (e se non erro, al figliolo del conte di Salisbury), la di cui maggior beltà consiste nella vita e nella bianchezza. Di questa raccontano un bell'accidente, ed è che stando alla commedia allato al prencipe sur un palchetto che non aveva altro parapetto che di balaustri, egli, gettatovi sopra un ferraiolo a uso di tappeto, credesse di poter operare sicuramente con le mani sotto la veste della donna; ma secondo che la cornice, sporgendo in fuori, teneva assai discosto il ferraiolo dai balaustri, fu potuto comodamente osservare da una mano di cavalieri di corte tutto il progresso di una così bella e galante operazione.
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