La verità si è che l'uno e l'altro è cattivissimo.
V'è infinità di bettole da birra dove si vendono molte spezie di bevande del paese, delle quali ne ho contate fino in trentadue sorte. Questi luoghi non sono molto dispendiosi e però si trovano sempre pieni, a basso, di canaglia e, da alto, d'ogni sorte di condizione di persone, dalla riga d'artieri a quella di gentiluomini. Differiscono in questo dalle taverne, che in quelle si beve del vin di Spagna, che quivi chiamano Sac, vin di Francia, di Malaga, vin di Bordeos, Moscati ed altri vini forastieri e preziosi, dove nelle bettole di birra non si beve se non ela, cocchela, butterela, Lambuela.
Vi sono parimente degli ordinari comuni a più buon mercato, e questi servono per i lacchè e altra gente povera e di bassa mano. Si mangia però grossolanamente e non vi si bee vino. Per dodici soldi s'averanno tre servizi, che tutti consistono in bue, vitella, castrato e agnello, secondo la stagione.
Avanti il fuoco v'erano de' giuochi di pallacorda, tutti alla franzese, ma ora ve ne son quattro essendo gli altri due abbruciati. Il principale e il più bello è quello del re dirimpetto al palazzo, con il quale ha comunicazione per un cavalcavia. Il re v'ha una camera con un letto per mutarsi, la finestra della quale, chiusa con un'inferriata, guarda sul gioco. Egli vi giuoca ordinariamente tre volte la settimana in farsetto; alla porta della strada vi stanno le guardie, che non impediscono l'entrare a nissuno che abbia viso o panni di galantuomo.
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