Egli ha la più infelice presenza del mondo, ma non si può sentire complimenti più cortesi né espressioni più tenere d'amicizia e di cordialità di quelle ond'egli ci accolse; discreto, modesto, affettuoso, obbligante e insomma pieno di quelle maniere che bastano ad accreditare un uomo al primo congresso. Cominciò il discorso dal rammemorare tutti gli amici suoi di Firenze, e con qual tenerezza, con quale stima, con qual rispetto! Del conte Bardi disse maraviglie e recitò a mente alcuni brandelli di sue poesie.
Passò poi a discorrere dell'incumbenza datagli dal re e da m.r Colbert di far la scelta dei letterati che dovevano divenir oggetto della beneficenza del re. Mi ha detto in questo proposito, per cosa assai notabile, come avendo egli fatto diligenza in Spagna per via d'un suo confidente che si trovava a Madrid appresso il vescovo d'Ambrun per informazione degli uomini più insigni della corte e del Regno, ricevé una lista di sei o sette persone stimate i più galanti spiriti della corte, dei quali--vatti veggendo!--né pur uno intendeva la lingua latina. Rimase sorpreso il re di questa inaudita barbarie di quel Regno, né parendogli giusto il contentarsi di versar le sue grazie sopra medici o giuristi o teologi scolastici o commedianti, che son le quattro professioni dov'ha il suo forte la letteratura spagnuola, incaricò m.r Chapelain di trovare in ogni maniera un suddito del re Cattolico che potesse ricever con qualche giustizia le gratificazioni di S.M. Trovò egli dunque in Fiandra il Gevarzio, uomo di consumata erudizione ed esercitato per 40 anni, con fama di grandissimi talenti ed integrità, la carica di segretario d'Anversa, stimatissima in quella provincia, e della quale aveva ottenuto di fresco facuità di sgravarsi nella persona d'un suo figliuolo.
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