Si passò poi a discorrere di Colbert, del quale non intendo starmene alle sue relazioni avendonelo riconosciuto parzialissimo. Mi disse, fra quelle cose che gli si posson credere perché se ne vede i riscontri, che il temperamento di questo ministro si rifà dell'applicazione e della fatica; che il concetto d'esser gran faticante è la più efficace intercessione che possa aver chi che sia appresso di lui; che la sua massima nelle cose dell'azienda è di veder tutto da sé, e tener la scrittura con tal chiarezza che al re non metta paura il riconoscere lo stato delle cose sue: il che gli è riuscito così bene, che al presente non è inferiore la notizia che ha il re degli avvenimenti che maturano alla giornata, a quella che ne ha lo stesso Colbert. Nelle cose di stato professa non aver altra mira che di fare a rovescio di quello che hanno fatto e fanno gli altri, come l'uomo che considera tutti guidati dal proprio interesse e sé solo idolatra dell'ambizione di ben servire il suo principe, il quale pensa tanto a lui che non l'obbliga a pensar punto a se stesso. Che sopra di lui si riposano quattro grandissime applicazioni: le finanze, le fabbriche, le manifatture e la flotta, per tutto quel che risguarda la fabbrica de' vascelli e le provvisioni per armarli. Che per ciascuna di queste ha ore determinate nelle quali tien la portiera aperta e sente tutti e dà retta a tutti, a ogni replica che gli fanno dopo essere stati licenziati, senza mai annoiarsi o alterarsi, purché senta parlare a proposito, e, alla prima proposizione irragionevole, volta le spalle ed attacca un altro.
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Colbert Colbert
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