porte di Parigi, venirci a vedere". "Bisogna vedere", ho soggiunto,
se nell'indulto concedutogli da madama per far questo viaggio,
v'era la facultà di prorogar tanto il suo ritorno". "Oh, oui! prometto",
m'ha replicato, "che per venire in Francia mia sorellanon se ne sarebbe adirata". "Orsù", le ho risposto io, "giacché
V.S. promette per madama, prometterebb'ella per tutte le damedella corte che non avessero subito cominciato a dire:--Quelle fierté
de monsieur que de pouvoir vivre si longtemps loin de sa femme!--?".
No no
, ha soggiunto, "voi me la volete far passare una finezzacon mia sorella, e non è vero: finezza sarebbe stata se egli se ne
fusse tornato addirittura a Firenze; ma in ogni modo, da che è
partito di Brusselles, ha fatto un così gran giro che poteva beneprolungarlo col venire a Parigi, o commutarlo lasciando quello
e facendo questo. Ma sapete quel ch'io disegno di fare? Ora che
è fatta la pace, si discorre d'un viaggio del re e della regina contutta la corte in Provenza per andar a vedere il taglio che si fa
per l'unione de' due mari. Io dunque di là me n'andrò a Firenze
a far una visita alla mia sorella; ma, sapete, voglio andar per marecon una galera. In quanto ci si va?". Le ho detto che col vento
favorevole, credo da Marsiglia o da Tolone, si venga assai comodamentein tre giorni; al che ha replicato la contessa di Bellois
che quando venne la signora principessa, se non fosse convenuto,
non so per qual cagione, aspettare e perder una dirittura di vento,
facevano conto che ci si sarebbe stati in ventiquattro ore.
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