il di fuora delle cassette de' suddetti stipi è fatto di tali miniature,
son considerati come due maraviglie. In questo gabinetto vi sonde' quadri, alcuni de' quali si posson dire assai buoni: fra gli altri
v'è un San Francesco del Caracci molto bello e un amoretto (nonsaprei dir di chi) donatogli da don Luis de Haro.
Dopo desinare sono stato a Ivry, villaggio una lega lontanoda Parigi, dove sta quasi tutto l'anno m.r Thevenot: egli era già
stato a visitarmi, e se non ne ho mai parlato a V.S. non è statoper dimenticanza, ma per esser costà assai noto la persona ed il
genio di essa. Egli è tutto dato alle curiosità dell'altro mondo:
dico del mondo di qua, non di quello che non si vede; e dopoaver già pubblicato il terzo tomo de' viaggi da lui messi insieme
e tradotti, ne va preparando un'altra raccolta, che formerà duetomi. Fra le cose più curiose m'ha detto d'aver due o tre alfabeti
di lingue asiatiche non più intese né conosciute, i caratteri de'
quali son bizzarrissimi: ma secondo ch'egli m'ha promesso difarmegli vedere, insieme con molte altre cose di questo genere
intorno alle quali s'è rigirato il nostro discorso, mi riserboa ragguagliarne V.S. più distintamente poiché averó il tutto veduto.
M.r Thevenot all'aspetto mostra un'età di cinquant'anni, è distatura altissima ma ben proporzionata; il suo tratto non si può
dir disinvolto, anzi è piuttosto freddo: ma è il più rispettoso, ilpiù cortese e il più amorevole uomo del mondo. Sento che sta
assai comodo de' beni; non è ammogliato, ha un nipote il qual
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