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      sopra li averi de' loro sudditi.
     
      Svian pertanto in questa maniera il loro negozio, e questopregiudizio all'universale è cagionato da alcune poche case svezzesi,
      le quali vorrebbono assorbire tutto, e per forza di danaroguadagnando chi bisogna conseguiscono l'intento loro.
     
      Quantunque però usino gran rigori e che mettino alle mercanziegravezze esorbitantissime, a tal segno che ve ne sono di quelle
      (come sono i nastri rasati) che pagano quaranta per cento, che è
      veramente il più, e che il meno sia dieci per cento, nientedimenosi può calculare che una mercanzia per l'altra non ecceda
      in realtà gli otto per cento.
     
      Considerate tutte le sopraddette mercanzie che la Svezia
      manda fuori o che riceve, si fa il conto che ella, oltre il barattodi esse, abbia di bisogno ogni anno d'arrogere un milione di contanti:
      e che sia il vero, in dodici anni da diverse corti d'Europa
      hanno tirato tre milioni d'oro effettivi, eppure ad ogni modo ven'è una scarsità grandissima, onde mi pare che si possa dedurre
      che il contante si estragga.
     
      Da dieci anni indietro avevano molta argenteria, catened'oro, gioie, insomma le spoglie dell'Alemagna: ora il tutto è
      consumato, perché non bastano neanche i sussidi esterni e vibisognano i capitali per supplire a' viaggi della gioventù, alle mode
      ed al lusso introdottovi dalla prodigalità della regina Cristina.
      Ed è tanto vero che non v'è danaro, che in tutta la Svezia non v'è
      alcuno che si possa chiamare mercante banchiere, non ci essendochi faccia negozio di danaro contante e chi dia e pigli per mestiere


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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