al lor governo politico, che poco manca che non invidino la lorprudenza e gli credano capaci di far col consiglio tutto o poco
meno di quello che hanno saputo fare coll'armi. Questo concettocosì avvantaggioso lo godono particolarmente appresso di noi
Italiani e appresso de' Franzesi: forse di che credo che sia cagione,
appresso però di questi, da una parte l'uniformità degl'interessi,
che gli renda cari e stimati, e dall'altra la sicurezza e cognizioneche hanno del vantaggio del loro temperamento sopra lo
svezzese, gli lascia esser prodighi di quelle lodi e della dimostrazionedi quella stima che non così facilmente vogliono accordare
a qualche altra nazione. E di più gli considerano rivestiti d'unagloria che non hanno comprata a loro spese, e gli temono d'un
timore remoto, che non influisce odio ma venerazione: tanto più
che niuna fresca cicatrice gli fa sentire diversamente (gl'Alemanni
però giudicano diversamente).
Ora, che che sia della verità e della falsità delle ragioni, concorroancor io che in oggi la Svezia e gli Svezzesi siano molto
diversi da quello che fu Valdemaro e Starkadero. Il fatto sta sulvedere se gl'uomini si son cambiati a proporzion di quello che si
è mutato il paese. È però certo che si convengon loro tutte le lodiattribuite di sopra, quando si vogliono paragonare a' Danesi,
adattandosi molto bene quello che qua dicono gli Svezzesi: cioè
che Dio, creando il mondo, fatta la Danimarca, stracco dalla granfatica, ordinasse al diavolo che si scapricciasse ancor egli in fare
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