n. 2(32), benché sia diverso il restante. Si costuma per la maggiorparte di fare i viaggi d'inverno, per la comodità che rendono
i fiumi ed i laghi diacciati di valersi delle slitte, facendone suldiaccio file di dieci e quindici, benché non sia ciò senza pericolo,
perché è quasi inevitabile il morir di freddo a chi di notte s'addormentanelle slitte; eppure per la brevità del giorno è necessario
far la maggior parte del viaggio di notte, nel quale tempo quelliche s'addormentano cominciano per ordinario a sentire un certo
dolore nel filo delle reni, al quale succedendo torpore di membrie di sensi, si muoiono. Oltre questo se ne corre un altro considerabilissimo,
ed è che alle volte rompendosi il diaccio resta affondatala slitta e 'l viandante: ed è così poco straordinario questo
accidente che non arreca più né maraviglia né terrore, né se nefa più caso, onde gl'altri che lo seguono, senza altra diligenza
che sfuggir la buca, tirano francamente innanzi il loro cammino.
Il tempo, nel quale con sicurezza si pratica il diaccio in Svezia,
non è prima che intorno a Natale, durando quasi a tuttomarzo. Da principio non è il diaccio più grosso di una spanna
ed è sicuro, dove l'aprile, che è alto due braccia, è molto fallace,
avendo cominciato già a far pelo in più luoghi. In Danimarca pure
è grossissimo, benché sempre pericoloso: e di qui nasce il proverbioin Svezia, che d'aprile tutto il diaccio è danese, alludendo
al carattere della nazione, tenuta da loro falsa e di poca fede.
Non vi è senza dubbio paese alcuno nel quale i passeggeri
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