e magistrati, commercio, miniere, fertilità del suolo e naturadegli abitanti; ora mi pare che mi resti se non accennare qualche
cosa, come promesso sul principio, delle persone e casa reale, edi quelle de' senatori, o d'altri che ho creduto o potuto più particolarmente
investigare.
Il re Carlo, undecimo di questo nome, ha la mina d'uomoimpacciato e che ha paura d'ogni cosa: pare che non ardisca
guardare nessuno in viso, e si muove in quel modo, appunto, comese camminasse sul vetro. A cavallo pare un altro, ed allora pare
veramente il re: ha buona mina, è disinvolto, allegro, risolutodi quello che apparisce in camera. Del resto veste pulito, però
senza gala: tutto quello che porta è lindo, ma li piacciono i coloritedeschi, e tutto insieme è legato. Ha fondo di religione essendo
stato educato col timor di Dio, il quale gli dura ancora. È liberale,
ma più di quello che non conosce: talvolta piuttosto donerà
10 mila scudi d'entrata che 100 scudi. È costante nelle risoluzioni,
cupo e riserbato, a segno talvolta di non poter cavar di boccauna parola: come seguì allora che, in concorrenza di due al tesorierato,
avendo il senato rimessa a lui l'elezione quantunquefosse minore di 14 anni, per tre giorni continovi proccurarono di
scoprire la sua inclinazione, ed altro non ne poteron cavare se nonche gli sarebbero stati cari ugualmente tutti due. Di profonda
simulazione e segreto fino all'eccesso, non ha mai ridetto quel chegli sia stato conferito: nondimeno è da esaminarsi se in una nazione
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Carlo Dio
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