dare nell'umore allegro, nel ridere e nel dare urtoni.
Quando è ritirato colla sua gente, è molto familiare con essoloro e con loro scherza: se egli conosce che l'adulino non ci ha gusto,
ma non lo conosce sempre; non vuole che gli si ceda nel giuoconé che gli si porti rispetto nel tirar di spada. Non ha gusto a parlar
con altri che con gli Svezzesi e con i Tedeschi, la conversazionede' quali è la sua più grande scapigliatura e il più gran regalo,
giacché con gl'altri forestieri ci ha positiva avversione: come coni Franzesi e con gl'Italiani, i quali sprezza e teme, e per il loro
spirito e perché gli sono stati figurati capaci d'intraprendere qualsivogliacosa; e come con gli Spagnoli, i quali non stima così
cattivi, ma teme come osservatori; o al più ci è indifferente,
come cogl'Inglesi e cogli Olandesi, credute nazioni di meno intrighie di meno cabale, de' quali i senatori temendone meno, non
hanno preoccupato il suo spirito con sì cattive impressioni.
È tutto nella mani del senato. Il suo maggior desiderio sarebbeche il senato risolvesse di fare una guerra e che lo mettesse alla
testa dell'armata, ristringendosi qui tutta la sua ambizione ereplicando spesso: "Quando vorranno questi signori che si faccia
una guerra?". Ciò nonostante non sa né quando né comesi debba fare, nemmeno si mette in stato d'impararlo, sì come né
anche è capace d'altri gran pensieri, come sarebbe di farsi padronedel senato. In queste massime di subordinazione al senato è stato
allevato dal suo aio Cristofano Horn, senatore del Regno.
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