alla vanità de' pensieri della regina, imprimendole tanto orroredella Svezia e de' Svezzesi che ella, comparandolo con la figurata
delizia ed opulenza de' paesi di Spagna e d'Italia, apprendevaper miglior condizione il viver per esempio prigione a Napoli
che regina in Svezia. Leggendo una volta Ovidio, De Ponto, disse:
Ecco una bella descrizione del mio Regno
.
Mentre ell'era nel fervore di questi suoi pensieri eroici, disseun giorno all'inviato di Danimarca: "A me è lo stesso uscir
dal Regno che da quella porta". Egli rispose: "Da quella portasi può ritornare, e nel Regno no". Un'altra volta dimandandole:
Che dirà il mondo di questa mia azione?
, rispose: "Ognunonell'avvenire si servirà del nome di V. M. per autorizzare il disprezzo
delle grandezze umane; ma il prezzo di tutto questo
è ut pueris placeas, et declamatio fias".(33)
È opinione che Pimentelli pigliasse il tempo quando il contedella Gardie fu ammalato d'una febbre quartana che lo distrasse;
e seppe così ben maneggiarsi, ed arrivò a tal segno, che ne' viaggid'Upsalia e d'altri luoghi è certo che Pimentelli stava alloggiato
ne' palazzi della regina. L'ordine dell'Amaranta fu instituito incongiuntura d'una festa nella quale si rappresentava la regina
sotto nome d'Amaranta, dove gli dei discendevano a fargli unconvito. L'impresa dell'ordine sono due A intrecciate insieme,
che suppongo che sia Amaranta e Antonio, che è il nome di Pimentelli,
col motto: "Dolce nella memoria".
Il conte della Gardie, vedutosi escluso da Pimentelli, parlò
più del dovere: e di qui cominciò la sua disgrazia, accalorata
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