Noi un tal artefice chiamiamo il Gonfia. A lui dunque s’apparterrà di formar la palla dello strumento d’una tal capacità e grandezza, e d’attaccarvi un cannello in tal misura di vano, che riempiedolo fin a un certo segno del suo collo con acquarzente, il semplice freddo della neve e del ghiaccio non basti a condensarla sotto i 20 gradi del cannellino; come per lo contrario, la massima attività de’ raggi solari eziandio nel cuor della state non abbia forza di rarefarla sopra gli 80 gradi. Il modo d’empierlo sarà con arroventar la palla, e poi subito tuffar la bocca del cannellino aperta nell’acquarzente, si che vada a poco a poco succiandola. Ma perché è difficile, se non affatto impossibile, di cavar tutta l’aria per via di rarefazione, e per ogni poca che ve ne resti la palla rimane scema, si potrà finir d’empiere con un imbuto di cristallo che abbia il collo ridotto ad un’estrema sottigliezza. Ciò s’otterrà quando la pasta del cristallo è rovente, poiché allora si tira in fila sottilissime dentro accanalate e vote, com’è manifesto a chi di lavorare il cristallo ha notizia. Con un simile imbuto adunque si potrà finir d’empiere il Termometro, introducendo nel cannellino il suo sottilissimo collo, e spingendovi dentro colla forza del fiato il liquore, o risucciandone se fosse troppo. È ancora da avvertire che i gradi sopra ’l cannello vengano segnati giusti; e però bisogna scompartirlo tutto colle seste diligentemente in dieci parti uguali, segnando le divisioni con un bottoncino di smalto bianco.
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Gonfia Termometro
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