Rimarrebbe da dire di molt’altre operazioni e squisitezze di lavorare alla lucerna; ma si come in questa materia è troppo difficile spiegarsi in carta, così è affatto impossibile impararlo in iscritto: che però bisogna avere il Gonfia mediocremente istrutto; essendoché l’arte con la lunga pratica da per sé stessa s’affina.
Il secondo strumento (2) non è altro che una copia del primo fatta in piccolo, non essendo tra di loro altra differenza se non che, posti nello stesso ambiente, quello cammina alquanto più di questo. Quello è diviso in 100 gradi, questo in 50; quello ne’ maggiori stridori del nostr’inverno si riduce a 17 e a 16 gradi, questo ordinariamente a 12 e 11, e per somma stravaganza un anno è arrivato a 8 e un altro a 6. Per lo contrario poi, dove il primo ne’ di più affannosi, e nelle maggiori vampe della nostra state esposto al Sole in sul mezzo giorno non passa gli 80 gradi, questo secondo o non passerà o passerà di poco i 40. La regola poi di fabbricargli in modo che osservino tal corrispondenza, non s’acquista altrimenti che con la pratica, la quale insegna proporzionar talmente la palla al cannello e ’l cannello alla palla, ed aggiustar in modo la dose dell’acquarzente, che non isvarino sregolatamente la loro operazione.
Il terzo (3) è ancor egli una copia del primo, ma fatta in grande. Però viene a esser più geloso e veloce di quello ben quattro volte, benché spartito in 300 gradi. La sua struttura è la stessa degli altri due; ma, come s’è detto, la maestria del lavorare non si può insegnar per regole, volendo esser pratica e lunghissima esperienza, provando e riprovando, scemando e crescendo or il corpo alla palla ora ’l vano al cannello ora la quantità dell’acquarzente, finché si dia nel segno.
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Gonfia Sole
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