In sì fatto modo s’averà un Termometro talmente sdegnoso, e per così dire d’un senso così squisito, che la fiammella d’una candela che gli asoli punto d’attorno sarà abile a metter’ in fuga l’acquarzente in esso racchiusa. Il qual effetto si parrà tanto maggiormente, quanto sarà più ampia la palla: che però facciasi pur grande a piacimento, e senza osservare altra regola; essendo fatto questo strumento più tosto per una bizzarria e per curiosità di veder correre l’acqua le decine di gradi, mossa dal semplice appressamento dell’alito, che per dedurne giuste ed infallibili proporzioni del caldo e del freddo.
Il quinto strumento (5) è ancor egli un Termometro, ma più pigro e infingardo di tutti gli altri. Poiché dove quegli, per ogni poco che l’aria si stemperi, veggonsi subito alterare, quest’altro non è tanto veloce, ed a moverlo vi vuol altro che minime ed insensibili differenze. Nulladimeno, perché di questi ancora n’è andati in diverse parti dentro e fuori d’Italia, si dirà brevemente in questo luogo della loro fabbrica.
Volendosi formare un tale strumento si piglierà un vaso di vetro pieno di finissima acquarzente fortissimamente agghiacciata, e in essa s’immergerà un Termometro di cento gradi. Si metteranno ancora nella medesim’acqua molte palline di cristallo lavorate alla lucerna, dentro vote, ma però tutte alla fiamma perfettissimamente sigillate. Queste per l’aria c’hanno in sé doveranno tenersi a galla in sull’acqua; e se per sorte, alcuna un po’ più grave in ispezie di essa ne discendesse al fondo, si cavi fuora, e sur una piastra di piombo con ismeriglio fine tanto si vada arrotando dalla parte del gambo, che torni più leggiera e galleggi.
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